La sofferenza Bulimica ha dei segni e dei sintomi molto caratteristici come:
1. La presenza di ripetute abbuffate nell’arco della settimana o del giorno stesso;
2. La presenza di condotte di compenso post abbuffate come vomito autoindotto, digiuno, iperattività fisica, abuso di lassativi e diuretici;
3. Paura di aumentare di peso.
Come si manifesta la bulimia: sintomi e testimonianze
“L’altro giorno sono tornata a casa dopo il lavoro, ero così arrabbiata e stanca, volevo piangere, sfogarmi con qualcuno ma non sapevo come fare e allora sono andata in cucina, ho aperto il frigo….mangerò soltanto un po’ di formaggio, mi sono detta, ma dopo un’ora ero ancora lì, con lo stomaco che mi faceva così male che pensavo che si sarebbe aperto a metà, ero lì e avevo mangiato tutto ciò che avevo di commestibile, anche i piselli congelati, il pane raffermo, la carne cruda….una corsa in bagno e via tutto. Il vomito era l’unica cosa che in quel momento pensavo mi potesse salvare”.
Il termine Bulimia deriva dal greco Bous "bue" e Limòs "fame", una fame poderosa, una fame da bue. Il primo ad utilizzare il termine Bulimia nervosa, per poter descrivere pazienti affetti da “un irresistibile bisogno di mangiare troppo”, seguito dal vomito auto indotto e accompagnato dalla paura di ingrassare, fu lo psichiatra inglese, Gerald Russel che nel 1979 pubblicò uno studio dal titolo “Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia nervosa”.
La sindrome, che Russel definisce “variante infausta dell’anoressia nervosa”, viene inserita l’anno successivo nella terza versione del Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi mentali (DSM III).
Infausta, subdola, per certi versi “invisibile” (almeno inizialmente), la bulimia porta con sé una serie di aggettivi che ne descrivono bene le peculiarità.
La bulimia nervosa è un disturbo alimentare che colpisce prevalentemente il sesso femminile, benchè negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei soggetti senso maschile affetti da questo disturbo, e si manifesta con abbuffate seguite da vomito autoindotto e altre condotte “compensatorie” come iperattività motoria, abuso di lassativi e diuretici.
Le abbuffate nella bulimia
Ma che cos’è un’abbuffata? Nella mia pratica clinica, benchè abbia avuto a che fare con moltissimi soggetti bulimici, l’abbuffata è qualcosa che si fa fatica a descrivere, a raccontare. È ciò che si coglie non è tanto legato alla mancanza di parole per descrivere ciò che si è ingerito, ma piuttosto una sorta di impossibilità a rivelare quel momento intimo, drammatico e solitario, un blackout desiderato in cui il soggetto custodisce quel “piacere-non piacere” che non si può controllare.
Dal punto di vista neurobiologico i cibi palatabili, gli zuccheri, gli additivi presenti nei cibi, determinano modificazioni a livello dei circuiti cerebrali che regolano la fame e la sazietà e soprattutto le sensazioni di gratificazione legate all’ingestione dei cinìbi stessi. Proprio come accade con le droghe d’abuso, anche il cibo può causare dipendenza.
Anche il vomito, proprio come le droghe e gli zuccheri può a sua volta determinare un rilascio di neutrasmettitori e endorfine che lo fanno diventare “una sorta di effetto ricercato”. Si mangia, sino a sentirsi male, sino a poter vomitare.
Come tutti i disturbi alimentari anche la bulimia non cela la sua presenza. Seppur meno “visibile” rispetto ai corpi delle persone anoressiche, i corpi dei soggetti bulimici non possono non rivelare la presenza dei sintomi.
I più comuni segni del corpo includono: alterazioni dentarie, causate dal vomito ripetuto, infiammazioni della gola con frequente rigonfiamento delle ghiandole salivari, assottigliamento e caduta dei capelli, discrimine della pelle, che si associano alla presenza di alterazioni idro elettrolitiche, problematiche cardiologiche, sintomi intestinali legati all’uso improprio di lassativi.
Cosa fare in caso di sintomi di bulimia
Un altro aspetto fondamentale è comprendere come tutti i disturbi alimentari possano cambiare la loro presentazione clinica e trasformarsi l’uno nell’altro. È molto frequente che una persona in cui il disturbo alimentare esordisce con un quadro anoressico, possa poi presentare un quadro clinico di bulimia, sembra invece meno frequente il passaggio opposto.
Che si tratti di anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata, il corpo mostra gli effetti di un disagio profondo che per mille e più motivi si estrinseca nel nostro rapporto con il cibo e con l’alimentazione.
La sfida è non cadere nel tranello di occuparsi della psiche o del corpo, escludendo di fatto uno dei due versanti dalle cure.
“Siamo o no quello che mangiamo?”….su questo si aprono altre finestre di discussione.
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