Una riflessione su pandemia, lockdown e disturbi alimentari
Come le persone affette da DCA vivono la pandemia. Due casi su cui riflettere
La storia di Lorenzo
Lorenzo è un giovane di 19 anni, ha lasciato il suo paese del sud Italia, per trasferirsi in una grande città del nord e iniziare gli studi Universitari. Lorenzo è affetto da Anoressia nervosa, passa le sue giornate dilaniato dal pensiero del cibo e dalla fame, che tenta con tutte le sue forze di tenere a bada, mentre cerca di studiare, con fatica, sentendosi sempre inadeguato. Lorenzo ha scelto di andare a vivere in una grande città, sostenuto dal pensiero di cambiare vita. Ha idealizzato fortemente la sua nuova vita, riempendo la sua nuova città di aspettative e desideri. È arrabbiato Lorenzo, perché la pandemia, il lockdown, le lezioni a distanza, non gli hanno permesso di costruire quel contesto sociale in cui lui riponeva la sua fiducia. Si sente solo, Lorenzo, mentre sulle chat dell’università cerca di instaurare qualche accenno di amicizia, ma si domanda se potrà mai “risultare simpatico” o interessante.
“Non voglio che un altro possa decidere per la mia vita! Voglio poter uscire, decidere di incontrare qualcuno, girare per la città e conoscerla un po’ meglio”. E invece no. La pandemia ha fatto si che il sogno di Lorenzo, che per lui rappresentava anche un tentativo di cura, si infrangesse, ancora prima di poterci provare. Lorenzo si trova da solo, tra digiuni e perdite di controllo, durante le quali mangia qualcosina in più, sprofondando immediatamente in uno stato di tristezza profonda. Non mi soffermo su quanto possa essere a volte pericoloso, investire luoghi, persone o situazioni di vita, di un miracoloso potere di “guarigione”, mi sembra però che il lockdown abbia consentito un'ulteriore idealizzazione in cui Lorenzo si perde, rimugina e soffre profondamente, portando avanti, di fatto, una modalità in cui l’altro (che decide, legifera, e ci chiude in casa), sia il colpevole di tutti i nostri mali.
La storia di Francesca
Francesca è una ragazza di 20 anni, è affetta da un Disturbo da alimentazione incontrollata che l’ha condotta in uno stato di obesità grave. Fa molta fatica ad instaurare legami di amicizia e, ancora prima, ad esporsi a situazioni sociali. Ha una intensa attività sui social network, sui quali, sostenuta dall’anonimato, si lancia in discussioni di politica, attualità e anche concernenti il tema dei disturbi alimentari. Soltanto da poche settimane ha riconosciuto di avere un problema col cibo e, con grande fatica, ha iniziato ad aprire un piccolo spiraglio sulle sue questioni soggettive. Francesca vive il lockdown con profonda seraficità…..finalmente non è costretta ad uscire di casa, può trascorrere le sue giornate coltivando “amicizie” virtuali ed evitando di mostrarsi al mondo. E tutto questo, finalmente può farlo senza sentirsi in colpa! Francesca, il suo sintomo alimentare e la sua profonda difficoltà inerente il legame con gli altri, colludono con le regole imposte dalla pandemia, determinando di fatto un adagiamento in questa condizione di “non vita”.
Lorenzo e Francesca, sono due giovanissimi ragazzi affetti da un disturbo alimentare, in cui l’effetto della pandemia appare ancora più dirompente e agganciato alle loro tematiche di vita.
Negli ultimi tempi, l’avanzata del Sars Cov2 sembra non arrestarsi, le nostre vite, tutte i giorni, da quasi un anno a questa parte, sono come sospese. Penso a quanti ragazzi e ragazze, al primo giorno di scuola, si siano trovati a dover conoscere i nuovi compagni, con uno schermo di mezzo, a quanto possa essere alienante, iniziare un nuovo cammino scolastico senza poter mettere in campo il corpo, incontrando gli altri e respirandone la stessa aria. Non una stretta di mano, per sancire un nuovo inizio, nè un sorriso rassicurante che ci inviti a fidarci degli altri, non una festa, un abbraccio consolatorio, il nostro simile diventa un pericolo potenzialmente letale. Ma, accanto a tutto questo, accanto all’esasperazione per una vita che sembra non appartenerci più, esiste anche un versante in cui la pandemia e le relative restrizioni ci mettono in una posizione di totale passività e “irresponsabilità”…..in cui a volte proiettiamo sul virus e su ciò che ha causato, qualunque ragione del nostro malessere.
Le storie di Lorenzo e Francesca sono due lati di una stessa medaglia….da un lato si “addebita” al virus e alle nuove regole da seguire, la colpa del nostro disagio, dall’altro “grazie” alla pandemia ci si sente legittimati in una posizione di non legame con l’altro, levigando la propria responsabilità nell’affrontare ciò che di più ci spaventa.
Non vi sembra che anche la convivenza con questo nuovo abitante del nostro pianeta, configuri un sintomo? Lo sforzo che noi tutti dovremmo fare, potrebbe essere quello di interrogarci sulle nostre posizioni soggettive di fronte a questo incredibile evento con cui tutti noi, quotidianamente siamo chiamati a confrontarci.
COMMENTI